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Gaetano è nato il 7 luglio 1968 a Cala Gonone sulla costa orientale della Sardegna dove ha sempre vissuto; qui il rapporto con la natura è la vita stessa, e al mare Gaetano ha consacrato la sua esistenza, nell'appassionato incontro tra lavoro, sogno e avventura.Dove è nato Gaetano non esistono circoli velici e manca una tradizione di vela. La sua carriera in mare incomincia presto quando si imbarca come mozzo sui pescherecci, poi come comandante sul trasporto passeggeri di piccolo cabotaggio. A vent'anni acquista il Dovesesto un fatiscente veliero d'epoca di 23 metri col quale, una volta restaurato, si guadagnerà da vivere (un'innovativa esperienza imprenditoriale) facendo charter e sarà la scuola della sua vita. Autodidatta per forza di cose ha imparato la vela da solo, trasformando la sua passione in impegno concreto attraverso studio e determinazione imparando a comprendere il vento onnipresente nella sua isola. Poi le regate lungo l' Oceano, una conquista dopo l'altra. La sua vocazione è la navigazione in solitario, quella che gli è più congeniale per la quale sente di avere una predisposizione fisica e mentale. La sua ultima impresa è la partecipazione alla Transat 2009. Nel 2011 ha progettato "gironelmondo" e dal 2012 inizia l'attività con BET 1128 Saling Team. Partecipando alla Palermo Montecarlo dove vince nella sua classe, poi la Middle Sea Race dove conquista il secondo posto. Nel 2013 trasloco in oceano per la partecipazione a Les Sables-Horta- Les Sables e alla Transat Jacques Vabre

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Tiriamo su l’ancora verso le 7:30. La giornata inizia con un piovasco leggero. Superate le gocce del mattino, sale il vento. Un pezzo di Genoa e subito corriamo a 6 nodi. Tutto procede tranquillo. Oggi più che mai il concetto “più vento meno tela” ci permette di condurre una navigazione tranquilla. 30 nodi di bolina, un fazzoletto di Genoa e la velocità di 5,5 nodi ci permette di non sdraiare la barca, anzi di svolgere una navigazione rilassata e serena. Si avvicina il momento dell’ormeggio a le marin. E qui si apre la riflessione del giorno. Ormeggio da quando sono ragazzino, molto prima di prendere la patente. In varie condizioni, dalle più impegnative alle più rilassate. Julia non ha l’elica di prua e questo non ha mai rappresentato un problema nè ne ho mai percepito il desiderio. Oggi mentre ci avviciniamo al porto guardo l’anemometro: 20/24 nodi. Sempre 20/24 nodi. Non scende. Speriamo in un posto barca che abbia vento in poppa, penso. Arriviamo, arriva il gommone che ci indica il posto barca. Completamente al traverso. Vento a 90gradi da sinistra. Qui l’ormeggio si fa di poppa, con corpomorto preso da una boa a prua. Quindi facendo retromarcia per entrare nel posto barca bisogna essere anche precisi nel non prendere la trappa nell’elica (essendo le boe molto ravvicinate). Do retromarcia, la barca prende velocità. Diventa manovrabile con facilità, entro tra le boe. Qui arrivano i 20 soliti nodi al traverso. Ok, bisogna fare in fretta. Cami fissa la prua, io la poppa. Julia è blindata e al sicuro. Anche questa volta danni zero.. Qui veniamo al punto. Non ho mai sbagliato un ormeggio. Non lo dico con arroganza, lo dico con sicurezza (complice il fatto forse di avere sempre una soglia di attenzione molto alta). Eppure ogni volta, ogni nuovo ormeggio è come se fosse il primo. Dimentichi di quella volta in cui avevi 30 nodi al traverso, non 20, e tutto andò bene lo stesso. Dimentichi tutto, la statistica sparisce. Ogni ormeggio è come il primo. Forse è proprio per questo “non prendere le cose sotto gamba” che per fortuna non dobbiamo leccarci le ferite dopo ogni operazione delicata. A.

andreaecamilla

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